Trovare la definizione esaustiva di cosa sia “il Digitale” oggi, può essere complesso.
Da imprenditore che lo vive ed incontra molte persone e aziende desiderose di digitalizzarsi mi sono fatto un’idea.
Il mondo del lavoro ha fatto da apripista alla digitalizzazione di molti processi e metodi produttivi.
Ci siamo dovuti scontrare con dinamiche sconosciute e procedure che andavano contro la logica del “abbiamo sempre fatto così” a un ritmo inimmaginabile prima.
E ci trovavamo anche bene almeno finché non è passato il consulente di turno con il concetto di “trasformazione digitale”.
Questo cambiamento ha portato però anche alla creazione di luoghi comuni, molti dei quali ancora vivi e vegeti e profondamente radicati nel nostro modo di pensare.
Per spiegare cosa sia il Digitale parto da qui: da quello che non è il Digitale. O meglio da quello che non basta da solo ad identificare cosa sia il Digitale.
Il Digitale non è il Software e non è la Tecnologia
Troppo spesso vedo che le persone sovrappongono il concetto di Digitale a quello di una delle sue manifestazioni più concrete: il software. Un “semplice” strumento viene quindi elevato a una dimensione superiore nella quale diventa esso stesso la categoria di cui dovrebbe far parte.
Associare strettamente il Digitale allo strumento digitale è quantomeno riduttivo.
Inoltre, digitale non è sinonimo di tecnologia, per quanto spesso vadano comunque a braccetto. Infatti esistono tanti tipi di tecnologia: elettronica, meccanica, sportiva, alimentare, industriale… e non tutte hanno a che fare con il Digitale.
Il Digitale non è il Web
Un altro mito diffusissimo è che la definizione di Digitale sia da ricercare nel World Wide Web. E che lì si esaurisca.
Al pari del software, il Web non è sufficiente a descrivere in maniera fedele cosa sia il Digitale. È una parte del Digitale. È una delle massime espressioni del Digitale, nonché una delle più tangibili dal grande pubblico. Ma sovrapporre Digitale e Web è errato.
Il Digitale non è l’IT e non è il Marketing
In ambito aziendale la concezione che il Digitale sia un qualcosa da delegare totalmente a qualcuno è stata forte fin da subito. Il fardello della digitalizzazione è spesso in mano all’IT e al Marketing.
Questo ha contribuito alla falsa convinzione che il Digitale sia per pochi o peggio ancora di pochi.
In sostanza “qualcuno” ha la responsabilità di aggiornarsi e digitalizzarsi mentre gli altri no.
…e quindi…IL DIGITALE NON È UN MONDO A SÉ
In azienda il Digitale non è un ufficio e, se allarghiamo il concetto, possiamo facilmente comprendere che il Digitale non è un mondo etereo a sé stante.
Non si trova sul web là sulle nuvole ma è nella sala del ristorante, sul palmo della nostra mano, nel frigorifero di casa, in banca quando chiediamo un mutuo.
Se il digitale non è irreale, tanto meno lo sono i suoi effetti.
Faccio un esempio un po’ forte… Pensiamo al fenomeno del cyberbullismo.
Il mezzo mediante il quale avvengono determinate violenze possono essere social, siti, chat. Luoghi definiti digitali e quindi irreali, secondo una visione errata. Ma le conseguenze? Sono altrettanto irreali?
Un atto di bullismo consumato via social media lascia meno il segno rispetto a un atto di bullismo consumato in una classe?
Gli studiosi sono concordi nel dire di no, e anzi, mentre un atto di bullismo viene svolto, solitamente, in contesti spaziali precisi (per esempio la scuola), il Cyberbullismo travalica i luoghi, e diventa più invasivo per la vittima.
Continuare a vedere il Digitale come un luogo immateriale staccato dalla realtà è profondamente sbagliato e persino nocivo .
Concepirlo in modo diverso è un’urgenza irrimandabile.
Si ma… quindi, cos’è il Digitale?
Il Digitale è un luogo reale con regole, dinamiche e consuetudini. In questo non è differente da una città o una comunità. Non a caso anche in ambito “cultura pop” si parla di Cyberspazio, sottolineando la dimensione spaziale del digitale.
Se noi concepissimo il Digitale come una città ci verrebbe automatico pensare a una serie di modi su come abitare questo luogo.
Creeremmo abitudini, tradizioni, principi e leggi che impediscono che la libertà del singolo vada a intaccare la libertà dell’altro e della collettività.
Ognuno dovrebbe trovare la propria dimensione per vivere il Digitale, esattamente come ognuno trova la propria dimensione per vivere una città.
Molto più di una città: il Digitale liquido
ll Digitale non è nei nostri smartphone ma è una dimensione trasversale che abbraccia quasi ogni cosa.
È qualcosa di fluido che esiste in quanto tale, ma che esiste anche in relazione agli altri e che penetra all’interno di altre realtà. Cambiando in modo talmente strutturale e veloce che ci lascia senza punti su cui appoggiarsi.
Senza scomodare Zygmunt Bauman, possiamo dire che il Digitale è liquido.
Prendiamo l’acqua, è la perfetta similitudine per rappresentare il Digitale, proprio per questa sua natura.
È un luogo, è un mezzo, attraversa luoghi diversi, è vitale per gli esseri umani, è dentro di noi. Si trova in più stati: liquido, solido, gassoso.
Il Digitale è reale ed i suoi effetti plasmano la realtà stessa in modo sostanziale.
Il Digitale in Azienda
Torniamo però all’azienda. Conti da far quadrare, produzione da ottimizzare, clienti da capire: tutto quello con cui ci incontriamo e scontriamo quotidianamente.
E questo Digitale come ci aiuta tutti i giorni?
C’è prima da capire un’altra cosa: la digitalizzazione non è un processo autoconclusivo. Non ha un punto di inizio e non ha un punto di fine.
La digitalizzazione è un flusso continuo che va avanti, che torna indietro, che si può ripetere. Ma mai deve essere considerato come un viaggio da un punto A ad un punto B.
É una questione di mentalità. Di paradigmi da cambiare. Di dogmi da abbattere.
Come dicevo all’inizio non sono gli strumenti, i software o le tecnologie a essere di per sé il Digitale. Sono proiezioni di qualcosa di più grande.
Il fine non deve essere implementare il CRM o creare l’e-commerce, ma arrivare ad un grado di consapevolezza tale da dire che senza il CRM o l’e-commerce non stai sfruttando il potenziale massimo della tua azienda.
L’obiettivo è arrivare alla forma mentis digitale che ci permette di vedere oltre. Abbracciare il Digitale e viverlo come proprio. Non come un manuale nella libreria, che una volta letto viene dimenticato e finisce per impolverarsi. Bensì come un’integrazione attiva e continua di parole all’interno del proprio vocabolario quotidiano.
Capire quindi l’imprescindibilità del Digitale nel mondo del lavoro. La sua vitalità.
Come l’acqua è vitale per gli esseri umani, il Digitale è vitale per le aziende.