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Appena sentiamo parlare di sconto pensiamo subito ad un’occasione di risparmio che ci spinge a valutare un acquisto con occhi diversi. Eppure, dietro quella semplice riduzione di prezzo, si cela molto di più.

Lo sconto nasce come strumento per riequilibrare le relazioni commerciali, per facilitare le vendite, per adattarsi alle dinamiche del mercato. Ma col passare del tempo è diventato una risposta automatica che spesso ci impedisce di coglierne davvero il significato e le implicazioni. Forse è arrivato il momento di guardarci dentro e chiederci: cosa stiamo davvero dicendo e facendo ogni volta che chiediamo o concediamo uno sconto?

La genesi dello sconto: da quantità a contesto

Il concetto di sconto nasce da un’esigenza concreta: l’ottimizzazione della produzione attraverso le economie di scala. Acquistare in grandi quantità consente di ridurre i costi unitari grazie all’efficienza produttiva. Se produco mille magliette invece di una sola, il tempo e le risorse necessarie per impostare i macchinari e preparare la grafica vengono ammortizzati. Ha senso quindi proporre un prezzo più basso per grandi quantità: si tratta di un risparmio reale derivante da un’efficienza operativa.

Tuttavia, questa logica funziona bene con i prodotti, ma è più difficile da applicare ai servizi. Quando entriamo nel campo dell’intangibile, del tempo, della consulenza, del pensiero e dell’esperienza, il concetto di economia di scala vacilla.

Cosa significa “produrre” più consulenza? Cosa stiamo realmente scontando?

Se un’agenzia propone un progetto dal valore di 10.000 euro e il cliente chiede di pagarlo 5.000 euro mantenendo intatto il contenuto, che cosa è stato tagliato? Il tempo, le ore di lavoro, il compenso del team, le risorse dedicate… o magari il margine di profitto? Probabilmente un po’ di tutto. Ma ognuna di queste voci ha un peso, un impatto reale. Quando si sconta il tempo, in fondo, si sta chiedendo a chi lavora di rinunciare a qualcosa: a un’ora di sonno, a un momento di concentrazione, a quel margine di qualità che fa la differenza. E tutto questo, anche se non si vede subito, finisce per consumare energie e motivazione, un po’ alla volta.

Le implicazioni relazionali: lo sconto come dinamica di potere

Dietro la richiesta di uno sconto si cela spesso una dinamica relazionale più complessa. Chi chiede uno sconto esercita una forma di potere contrattuale, implicita o esplicita. E chi lo concede, spesso, lo fa per paura di perdere l’opportunità o per spirito di accondiscendenza. Ma cosa accade alla relazione quando si cede a questa logica?

Il rischio è duplice. Da un lato, si trasmette il messaggio che il prezzo iniziale non fosse reale, rafforzando la convinzione che i servizi siano gonfiati e dunque contrattabili. Dall’altro, si innesca un meccanismo pericoloso: se lo sconto è sempre possibile, allora diventa la norma. E così la qualità rischia di essere sacrificata sull’altare della trattativa.

In Italia, e non solo, persiste una cultura dello sconto che affonda le radici in una visione distorta dell’imprenditorialità. L’imprenditore viene percepito come un furbone che gonfia i prezzi, mentre il cliente si sente autorizzato a trattare per non essere fregato. È una battaglia ideologica che si consuma nel preventivo.

Questa cultura, tuttavia, viene alimentata anche da chi lo sconto lo applica senza una motivazione chiara. Concedere uno sconto senza spiegare cosa cambia nel servizio offerto rafforza la percezione di arbitrarietà del prezzo. Il valore percepito si riduce e con esso la fiducia reciproca.

Le conseguenze interne: ambiente di lavoro e qualità del servizio

Ogni euro scontato deve essere compensato. Ma da chi? E come? Se l’azienda non ha margini sufficienti per assorbire lo sconto, dovrà trovare risorse altrove. E spesso queste risorse vengono “pescate” all’interno: meno ore pagate, più pressione sui team, riduzione della qualità.

Immaginate di chiedere uno sconto e riceverlo. Inconsapevolmente avete chiesto a un team di dormire un’ora in meno. Ogni giorno. Per settimane. Per mesi. È sostenibile? Per quanto tempo? E quale clima si genera in un’organizzazione che lavora sotto stress continuo per colmare il gap economico generato da sconti non sostenibili?

La visione alternativa: collaborare anziché vincere

Esiste un’alternativa alla logica della contrattazione selvaggia. Un’alternativa fondata sulla trasparenza, sulla co-creazione del valore e su una cultura della collaborazione. Se il prezzo di un servizio è spiegato, giustificato ed argomentato, allora diventa più difficile chiederne lo sconto.

Invece di chiedere uno sconto, perché non chiedere cosa si può ottenere con un budget più limitato? Invece di abbattere il prezzo, perché non rimodulare il progetto? Questa è la strada verso relazioni sane, fondate sulla fiducia reciproca e sulla sostenibilità nel lungo periodo. Un approccio simile a quello suggerito quando si riflette su obiettivi realistici e sostenibili, capaci di allineare scelte e visione a lungo termine.

Immaginiamo un mondo in cui ogni sconto sia accompagnato da una motivazione chiara. “Sconto del 20% perché il prodotto è fuori moda”. “Prezzo ribassato perché stiamo lanciando il servizio e vogliamo testarlo sul mercato”. “Costo ridotto per quantità elevate che ci permettono di ottimizzare i costi”. Non sarebbe più semplice, più onesto e anche più sostenibile?

Nel mondo dei servizi, questo principio può diventare una chiave di lettura. Se un cliente chiede uno sconto, proviamo a domandare: “Cosa c’è dietro questa richiesta?”. Mancanza di fiducia? Incertezza sul valore? Budget limitato? Solo comprendendo le motivazioni profonde possiamo costruire una risposta adeguata ed una proposta sostenibile.

Uscire dalla logica dello “sconticino”

Non si tratta di demonizzare lo sconto. Si tratta di restituirgli dignità. Lo sconto ha senso quando è motivato e quando è parte di una strategia chiara e condivisa.

Applicare sconti senza criterio significa contribuire ad una cultura tossica del prezzo. 

Significa generare sfiducia, abbassare la qualità, minare le fondamenta della collaborazione. 

Al contrario, una cultura del prezzo trasparente, dialogica e motivata può diventare uno strumento potente per costruire relazioni durature, ambienti di lavoro sani e risultati condivisi.

Come in ogni sistema complesso, anche il più piccolo gesto, come uno sconticino, può avere un impatto profondo sull’intero ecosistema. Un tema che richiama le logiche della complessità sistemica e dell’effetto domino delle nostre scelte quotidiane.

Federico Gagliarde

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